Gli alunni della classe II A SSPG di Mezzolombardo hanno avuto l’opportunità di vivere un'avventura formativa in montagna, resa possibile dalla vittoria del progetto "Ragazzi in Rifugio", promosso e finanziato dalla TSM – Trentino School of Management. La meta prescelta per quest'anno è stato il Rifugio Roda di Vael, a 2.283m di altitudine, incastonato nel cuore maestoso del Gruppo del Catinaccio, nelle Dolomiti Fassane, un luogo non solo di bellezza naturale, ma intriso della leggenda di Re Laurino e del suo giardino di rose, all'origine del celebre fenomeno ottico dell’enrosadira che, all'alba e al tramonto, tinge le pareti rocciose di rosa intenso.
La comitiva si è radunata presso la stazione degli autobus di San Michele all'Adige la mattina presto del 30 settembre e, con uno spirito giocoso e avventuroso, gli studenti sono stati invitati a immedesimarsi nell’esercito del leggendario Re della Val d'Adige, in marcia per la riconquista della promessa sposa Similde, sottratta astutamente da Re Laurino.
Dopo un tragitto che ha permesso di percorrere la Val d’Adige, la Val di Fiemme e la Val di Fassa, alle 10:30 il gruppo ha raggiunto Passo Costalunga, o Passo di Carezza, un valico alpino a 1.753m s.l.m., situato al confine fra la provincia di Trento e quella di Bolzano, che funge da cerniera tra il Gruppo del Catinaccio e il Gruppo del Latemar. Questa zona, famosa per l'affascinante Lago di Carezza, è oggi anche un luogo di profonda riflessione, poiché fu tra le più colpite dalla tempesta Vaia nell'autunno del 2018. Durante la salita in autobus, gli alunni hanno avuto la possibilità di osservare le ferite lasciate sul paesaggio, evidenti nelle grandi chiazze di prato incolto dove i residui delle radici degli alberi sradicati testimoniano la violenza dei venti che, tra fine ottobre e inizio novembre 2018, scatenarono l'inferno con schianti da vento in Francia, Italia, Croazia, Austria e Svizzera.
Un alunno ha aggiunto che, oltre alla deforestazione naturale causata dai potenti venti, Vaia ha anche accelerato la diffusione del bostrico, un parassita che sta causando un grosso problema tra gli alberi, potendo uccidere in breve tempo anche esemplari secolari. I docenti, tuttavia, hanno invitato gli studenti a ragionare anche sui fattori positivi che questa tempesta ha causato, come la possibilità di rinnovamento del substrato terreno e il fatto che, dove c'era bosco, ora si stia sviluppando un prato naturale non coltivato in cui la normale biodiversità, sia floristica che faunistica, può svilupparsi come se fosse un nuovo inizio per l'ecosistema montano.
Arrivati al Passo, gli alunni si sono disposti in cerchio per una pausa merenda, che è stata l'occasione per una lezione all'aperto tenuta dai docenti sulla geologia locale, la geografia e la storia. Si è raccontato come le Dolomiti, Patrimonio UNESCO, hanno avuto origine circa 250 milioni di anni fa da antichi mari tropicali, e che la roccia predominante, la dolomia, è un minerale più duro della simile calcite e, a differenza di quest’ultima, è anche inerte all’acido cloridrico. Queste due importanti caratteristiche che la differenziano dalla calcite sono dovute principalmente alla presenza di un atomo di magnesio nella sua formula chimica. La discussione si è allargata all'ambiente circostante: è stato illustrato il limite della vegetazione, che a queste latitudini si attesta intorno ai 2.000m di altitudine, e si è fornito un inquadramento geografico generale, indicando anche la lontana catena del Lagorai, la cui origine geologica è completamente diversa, essendo il risultato di eruzioni vulcaniche avvenute migliaia di anni prima della formazione dolomitica. Infine, è stata narrata la storia del naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò questo particolare tipo di roccia, battezzandola in suo onore; il nome precedentemente utilizzato per queste montagne, Monti Pallidi, trovava la sua origine nella straordinaria lucentezza e capacità del minerale dolomia di riflettere la luce circostante, un fenomeno attribuito dal folklore a un prodigioso incantesimo ed è in questo punto del racconto che gli alunni, nei panni dell'esercito della Val d’Adige, hanno iniziato a prendere confidenza con la magica atmosfera del leggendario Giardino delle Rose, "Rosengarten", del principe Laurino.
Dopo aver impartito agli alunni le opportune indicazioni sui comportamenti da adottare per una camminata sicura e rispettosa dell'ambiente, l'esercito ha iniziato la sua marcia in direzione del Rifugio Paolina, la nostra meta intermedia. Questo tratto iniziale si è rivelato il più impegnativo, presentando il maggiore dislivello dell'intera escursione. Il gruppo, inizialmente compatto, ha cominciato progressivamente a sgranarsi: i ragazzi più avvezzi alle escursioni procedevano volonterosi, mentre coloro che si trovavano alla prima esperienza in montagna faticavano maggiormente. Si è subito manifestato un inaspettato spirito di collaborazione, con il gruppo di testa che si fermava ad aspettare i compagni in difficoltà, incoraggiandoli anche a distanza con cori e ovazioni degne di un tifo sportivo appassionato. Sono state effettuate diverse tappe per rifocillarsi e bere.
La prima parte del percorso si è sviluppata interamente all’interno di un bosco di conifere, offrendo agli insegnanti l'opportunità di illustrare alcune caratteristiche della flora circostante. Particolarmente interessante è stata la presenza del colchico autunnale (colchicum autumnale), una specie floristica dai colori vividi che regna sovrana nei campi e nel sottobosco in questa stagione. Inoltre, lungo il sentiero si sono potute osservare e annusare numerose specie di funghi, sebbene purtroppo nessuna fosse commestibile. Per alcuni alunni la sorpresa che il bosco si possa annusare e non solo vedere e respirare è stata una piacevole scoperta.
Dopo circa un’ora e mezza di cammino, l'esercito ha raggiunto il Rifugio Paolina, dove i ragazzi, entusiasti ma visibilmente affaticati, hanno potuto finalmente godersi il meritato pranzo. Terminato il pasto, i docenti hanno proposto alcune attività creative, tra cui l’esercizio del "bastone del viaggio": un bastone raccolto nel bosco al quale gli alunni hanno attaccato dei foglietti su cui erano state scritte le emozioni provate durante la salita. Nonostante la varietà delle frasi, tutte le sensazioni espresse dai ragazzi si potevano riassumere in una sola, potente parola: fatica. Dopo questo momento di condivisione emotiva, il gruppo è ripartito con la consapevolezza che la meta finale, il Rifugio Roda di Vael, era sempre più vicina e che il leggendario giardino delle rose stava per svelare i suoi incanti.
Il tratto successivo, dal Rifugio Paolina al Rifugio Roda di Vael, prevedeva un percorso più dolce, caratterizzato da lievi saliscendi per alcune centinaia di metri. Rispetto alla marcia precedente, la fatica è stata decisamente minore, e la vista mozzafiato sui monti circostanti ha reso il cammino più leggero. Lungo il sentiero, il gruppo ha incontrato l’Aquila di Christomannos, una grande opera artistica in bronzo, alta circa tre metri, dedicata a Theodor Christomannos, il pioniere austriaco del turismo nelle Dolomiti. Questa maestosa scultura è posizionata in un punto panoramico eccezionale, a quota 2.300m, dal quale si abbraccia con lo sguardo un ampio panorama della Val di Fassa, con le cime delle Pale di San Martino e della Marmolada in tutta la loro splendida imponenza.
Dalla maestosa scultura dell'Aquila di Christomannos, il Rifugio Roda di Vael, meta finale dell'escursione, dista ormai meno di mezz’ora di cammino. Il sentiero si snoda in un percorso di grande bellezza, dove lo sguardo si perde in panorami sublimi, spaziando dai borghi di fondovalle fino alle creste più imponenti delle Dolomiti. L’entusiasmo del gruppo raggiunge il culmine quando il rifugio appare finalmente davanti, pronto ad accoglierli per la notte. L’esercito della Val d’Adige ha così raggiunto il suo accampamento. Nella cornice epica della narrazione, è a questo punto che Re Laurino, percependo l'imminente pericolo di perdere la sua amata Similde a causa dell’avanzata del re rivale, decide di ricorrere alla sua arma più potente: l’invisibilità ottenuta indossando un mantello magico. Stanchi per la marcia ma pieni di gioia per aver raggiunto l'obiettivo, ci si è rifocillati all'interno del rifugio, pur con la consapevolezza che, da un punto imprecisato e nascosto del Catinaccio, il leggendario re li stava osservando.
Dopo aver preso possesso delle camere e aver ascoltato attentamente dalla bravissima rifugista Francesca le regole essenziali per una corretta convivenza in rifugio — inclusa la comunicazione che la cena sarebbe stata servita alle 18:30 — l’esercito si è incamminato compatto verso il Passo del Vaiolon. Giunti qui, si è aperta davanti a loro una bellissima distesa, che altro non è se non ciò che resta dell'antico circo glaciale che un tempo occupava la zona. Il paesaggio è apparso subito fantastico, e la maestosità della parete della Roda di Vael ha impressionato tutti i presenti.
A questo punto, i docenti hanno colto l'occasione per riportare gli studenti al centro della narrazione epica, invitandoli a rivivere le fasi finali delle battaglie tra l’esercito di re Laurino e il re della Val d’Adige. Attorno agli alunni disposti in cerchio, il docente ha raccontato come si concluse la leggenda: quando l’esercito rivale giunse al cospetto di re Laurino, questi, che possedeva anche un’altra arma segreta – una cintura che gli conferiva la forza di dodici uomini – si gettò nella mischia. Rendendosi conto di stare per soccombere, indossò il mantello che lo rendeva invisibile e iniziò a saltellare nel suo splendido rosengarten, il giardino di rose che ricopriva le pareti dei monti circostanti, convinto di non poter essere visto. Tuttavia, i cavalieri nemici riuscirono a individuarlo osservando il movimento delle rose, sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Lo catturarono, tagliarono la sua cintura magica e lo imprigionarono. Irritato per il destino avverso, Laurino si rivolse verso il suo giardino di rose, il Catinaccio, che lo aveva tradito, e lanciò una terribile maledizione: né di giorno né di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirare la sua bellezza. Re Laurino, però, dimenticò due momenti: il tramonto e l’alba. E così, da quel giorno in poi, accade che le rocce del Catinaccio, sia al tramonto sia all'alba, si tingano di un magnifico rosa intenso. Questo fenomeno è noto ancora oggi come enrosadira.
Finito il racconto della leggenda, gli alunni hanno immediatamente dato sfogo alla loro fantasia e creatività: hanno ricreato la battaglia finale tra re Laurino e il re della Val d’Adige utilizzando esclusivamente gli elementi naturali trovati sul Passo del Vaiolon. Rami, sassi, ghiaia e erba sono stati trasformati in guerrieri, armi e nel leggendario giardino di rose, ricreando così in maniera vivida e tangibile la suggestiva atmosfera della leggenda.
Siamo rientrati in rifugio puntuali alle 18:30, giusto in tempo per gustare l’ottima cena preparata con cura, che prevedeva un sostanzioso piatto di pasta seguito da un secondo a scelta tra pollo e patate o frittata. Tutti hanno gradito il pasto in abbondanza. Successivamente, i docenti hanno organizzato un coinvolgente laboratorio serale utilizzando le penne 3D, chiedendo agli alunni di riprodurre il simbolo del rifugio con il materiale messo a disposizione. I lavori si sono protratti fino alle 21:30 e alcuni risultati sono stati talmente ben realizzati da indurci a regalarli alla rifugista come ringraziamento.
Alle 22:00 eravamo tutti nelle brande, felici di aver vissuto una giornata bellissima, sebbene faticosa, e soddisfatti per aver simbolicamente restituito la principessa Similde al re della Val d’Adige.
La mattina seguente ci siamo alzati presto e abbiamo avuto la fortuna di osservare in diretta il fenomeno dell’enrosadira: uno spettacolo naturale semplicemente sbalorditivo.
La giornata si è preannunciata subito stupenda, con un sole che ci coccolava con il suo calore, un cielo terso e un'atmosfera perfetta. Purtroppo, era giunto il momento di lasciare questo luogo magico per incamminarci verso Vigo di Fassa. Il ritorno in Val d’Adige sarebbe stato inevitabilmente meno emozionante dell'andata, ma sapevamo che, idealmente, la principessa Similde sarebbe stata con noi.
da Segreteria
del martedì, 14 ottobre 2025